Speciale territorio: il Sacro Monte di Orta.

Qual è il modo migliore per apprezzare davvero un territorio? Viverlo e conoscere i tesori che custodisce, le caratteristiche che lo rendono unico fra tutti.
Oggi allora decidiamo di raccontarvi del Sacro Monte di Orta, che dall’alto del promontorio offre una panoramica straordinaria sul lago sottostante e sull’arte sacra Seicentesca.

Si tratta infatti di uno dei numerosi percorsi devozionali presenti in Piemonte, di cui quello di Varallo è stato il primo per costruzione e ancora oggi il più conosciuto. Quest’ultimo, situato in cima a un dolce rilievo, fu costruito con l’obiettivo di offrire un pellegrinaggio domestico ai credenti di fine ‘400 che, dopo la conquista della Palestina da parte dei Turchi, riscontrarono maggior difficoltà a raggiungere la Città Santa di Gerusalemme.


Più in generale, i Sacri Monti rivestirono un importante ruolo nella politica antiprotestante condotta dalla chiesa di Roma nei confronti della Controriforma. Queste strutture, infatti, erano costituite da un complesso di cappelle dentro cui venivano inscenati passaggi chiave della storia di Cristo, della Madonna e dei Santi. Attraverso le sculture sfruttavano l’universalità del discorso visivo per indottrinare il popolo – allora prevalentemente analfabeta - alla stregua delle bibliæ pauperium, degli affreschi o delle vetrate istoriate delle chiese medievali, che illustravano gli episodi delle sacre scritture.

In questo caso, il Sacro Monte di Orta, quarto per ordine di fondazione dopo Varallo, San Vivaldo in Valdensa e Crea, venne interamente dedicato alla vita di San Francesco d’Assisi. Costui, infatti, incarnava due valori fondamentali per la Chiesa, da esaltare in una situazione di così profonda crisi: l’unione con Dio e la carità verso gli altri.
20 cappelle per 20 capitoli, a raccontare l’esistenza del Santo attraverso affreschi e statue realizzate dalle mani dei più sapienti artisti dell’epoca. Alcuni tra questi, Cristoforo Prestinari, Dionigi Bussola, Giovanni d’Enrico e Carlo Beretta per le sculture, e Antonio Maria Crespi, i fratelli Della Rovere e Federico Ferrari per gli affreschi.

Grazie alle ottime condizioni di conservazione, è tutt’oggi possibile ammirare la formazione originaria del complesso, individuando tre distinti periodi di costruzione: il primo - tra la fine del 1500 e il 1620 – in cui padre Cleto da Castelletto progettò il percorso devozionale e i disegni di buona parte delle cappelle; il secondo, fino al 1660, che pone l’accento su scene complesse e ricche di personaggi in stile barocco; e il terzo – che coincide con il ‘700 – in cui fa capolino il rococò.

Una volta iniziato, il progetto del Sacro Monte ricevette numerosi finanziamenti da parte di pellegrini e da alcuni Ortesi che, dopo aver fatto fortuna in altre città d’Italia, decisero di omaggiare il proprio territorio partecipando con ingenti contributi o lasciti testamentari. Ne sono un esempio Giulio Maffioni, ricco banchiere emigrato a Roma che fece erigere per devozione una cappella, così come il giureconsulto Giovanni Antonio Martelli o, ancora, lo speziale Isolino Bersano.

Inizialmente, l’intera gestione del Sacro Monte fu riposta nelle mani della Fabbriceria, organo istituito dalla Comunità di Orta e che, per decisione del vescovo di Novara Carlo Bascapè, era composto da tre membri – di cui un tesoriere - in carica per due anni.
Nel corso del tempo, tuttavia, il flusso di questo potere venne deviato rispetto a quello impostato nel 1593 e l’istituzione divenne monopolio di alcune potenti famiglie. Fortunatamente, però, il controllo fu riacquisito verso la metà del Seicento con la stesura di un nuovo regolamento in cui si stabilì che a occuparsi del Sacro Monte sarebbero stati 6 membri proposti dalla Comunità e scelti dal vescovo, responsabili della pulizia di cappelle, statue e dipinti, così come della contabilità.
La cura materiale e la custodia del complesso, invece, furono affidate a un Romito, ovvero un terziario francescano – un laico con particolari voti religiosi – che svolgeva le mansioni di custode e guida per i pellegrini.

Oggi, il Sacro Monte è compreso nella Riserva Naturale Speciale istituita dalla Regione Piemonte su richiesta della Comunità ortese, per tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e ambientale del luogo. Aperto al pubblico negli orari prestabiliti, è l’occasione per ammirare le atmosfere intime e naturali dell'arte lombarda di inizio Seicento, unite alla teatralità del barocco. Un percorso intenso ed emozionante, di cui il Lago d’Orta fa da quinta.

Per maggiori informazioni, potete visitare il sito: https://www.sacrimonti.org/, e se desiderate scoprire i nostri immobili nella zona, non esitate a contattarci!